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Lotta alla pirateria: Google taglia i pagamenti

Google Lotta alla pirateria
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Google Lotta alla pirateriaLa lotta alla pirateria online è stato sempre un tema caldo per il mondo del Web. Da quando le connessioni ADSL si sono diffuse in ogni casa, e con loro i software per scaricare peer-to-peer come Emule o Torrent, chiunque può accedere e scaricare vastissime collezioni di film, ebook, musica e giochi in barba a leggi e regolamenti.

Con pochi click è possibile mettere a scaricare l’ultimo film uscito al cinema o vederlo direttamente in streaming. L’esempio di quanto sia diffusa questa pratica, non che ci sia bisogno di provarlo, sono stati i numeri da record del fu Megaupload che permetteva la visione e il download di tutto ciò che fosse fruibile in forma di file.

Il colpo a Megaupload è stato di esempio ma il fenomeno della pirateria è sempre presente anche se le ultime rivelazioni segnalano un calo generale dovuto, soprattutto (e finalmente!), ai servizi legali e a pagamento che hanno iniziato ad offrire ciò che gli utenti ex scaricatori selvaggi, volevano.

Basti pensare a Spotify, Google Music, Napster e tutto il settore dello streaming musicale legale. Da quando sono disponibili questi servizi le persone sono meno incentivate ad andare a scaricare mp3 illegalmente visto che possono consultare legalmente e senza ansie vastissime collezioni musicali a partire da poco più di 9 euro al mese .

Per quanto riguarda il discorso film non si hanno ancora dei veri e propri portali come quelli musicali ma ci si aspetta e augura che entro breve anche le Major Cinematografiche capiscano che lo streaming video via web è il futuro (in realtà è già il presente) e che devono riadattarsi per fornire servizi analoghi invece che punire chi scarica con multe salatissime o strumenti ai limiti della legge.

Recentemente si è espressa sul tema “lotta alla pirateria online” anche Google che dalla sua parte ha in mano uno strumento che potrebbe condizionare fortemente l’andamento dei siti che diffondono materiale protetto da copyright: i soldi!

Google con il suo strumento Adsense permette ai possessori di siti di guadagnare dei soldi mostrando pubblicità attinenti ai contenuti del sito. L’implementazione è molto semplice e le rendite, a seconda del successo del sito, possono essere anche ingenti.

I siti di streaming hanno traffici molto elevati e quindi, come si può vedere andando su uno qualsiasi di questi portali, sono tappezzati di banner Adsense per cercare di guadagnare il più possibile dalle migliaia di visite che si ricevono. 

Google in passato aveva provato a limitare il fenomeno della pirateria online bloccando o rimuovendo dai risultati di ricerca i siti che favorivano il download ma, per sua stessa ammissione, ritiene che sia poco funzionale dato che appena viene bloccato un sito ci vogliono solo pochi giorni prima che torni on line con una nuova veste e un nuovo nome.

Da questa semplice analisi nasce l‘idea di bloccare i banner Adsense su questa tipologia di siti causando forti perdite di denaro che potrebbero compromettere la possibilità di rimanere online di uno di questi siti.

Nell’articolo del The Guardian riportante questa notizia vengono citati alcuni numeri di due importanti siti di download: The Pirate Bay e SurfTheChannel. Il primo è assodato che guadagnasse qualcosa come 65mila sterline al mese (circa 75mila euro al mese) per le pubblicità di poker e casino mentre il proprietario di SurfTheChannel, prima di essere arrestato, incassava 35mila sterline al mese, circa 40mila euro al mese.

E’ chiaro che colpendo il portafoglio di queste persone, soprattutto se il giro di denaro ammonta a cifre come quelle citate, si da un colpo molto pesante ai siti di download mettendo a repentaglio la sopravvivenza degli stessi. Di tutti questi soldi incassati una parte va per l’hardware, lo spazio e la banda dove hostare i file coperti da copyright quindi, una volta che vengono meno gli introiti, è molto probabile che il loro destino sia chiudere battenti.

Susan Molinari, Vice Presidente di Google per le Policy Pubbliche e le Relazioni Governative ha dichiarato:

Nel 2012, abbiamo disabilitato la pubblicazione degli annunci a 46.000 siti per aver violato le nostre norme sul diritto d’autore, e chiuso più di 82.000 conti che hanno tentato di pubblicizzare merci contraffatte. Quasi il 99% delle sospensioni degli account sono stati scoperte attraverso i nostri sistemi di rilevamento e modelli di rischio.

Sicuramente quello proposto da Google è un metodo efficace per risolvere il problema. I soldi sono il fattore su cui ruota tutto il resto e venendo meno quelli è probabile che nel giro di poco venga a mancare anche il sito incapace di finanziare e mantenere i costi di gestione che richiede.

E voi cosa ne pensate? Questo nuovo sistema oltre a far chiudere i portali di streaming e download riuscirà a far avviare sistemi come Spotify&Co. ma per lo streaming video?

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